Acciacchi di Federico Pirro

978-88-96931-78-3, pg. 216. "Gli acciacchi della vecchiaia non sono le malattie, ma i rimorsi di una vita."

Mimmo non ricordava se questa massima, sgradevole e vera, l'avesse letta in un libro, ascoltata da un film, o se l'avesse elaborata lui stesso, durante la notte, quando gli capitava di svegliarsi all'improvviso. Riprendere sonno non era facile. Per riuscirci si aiutava rimuginando idee d'ogni genere, che nel dormiveglia gli apparivano stimoli fecondi, ma che al risveglio risultavano autentiche banalità. Gli anagrammi la sua predilezione enigmistica, specie se doppi. "Agnelli" e "galline" diventavano la perfetta clonazione di consonanti e sillabe. Lo stesso accadeva per pineta e piante. Sublime lo scambio fra teatro e attore, l'uno funzione dell'altro. [...]

[...] Premeva la consapevolezza che non gli restasse molto per scendere a patti con se stesso e con quegli "acciacchi". "Acciacchi" che, con sempre maggiore insistenza, sembravano riproporgli l'immagine di suo padre, appannata e dimenticata, improvvisamente fattasi pressante nel rivendicare un credito d'affetto. [...] 

Acciacchi Polychromos-narrativa Federico Pirro

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